martedì 12 agosto 2008

Approfondimenti - Gli Amici Di Pasolini

Laura Betti
1° maggio 1927-31 luglio 2004

La "giaguara" e P.P.P.

In una famiglia così “borghese” come quella di Teorema (1968), film tra i più discussi di Pasolini, la serva Emilia è l’unica a non essere borghese, ed è la sua non appartenenza alla classe “senza salvezza” a riservarle la metamorfosi meno sofferta; affrontare l’incontro con il “sacro” d’istinto, “con la logica arcaica del mito” e rivelarne infine la santità. Non a caso un ruolo così emblematico per l’opera di Pasolini è affidato a Laura Betti.

Il rapporto tra il regista e l’attrice arriva qui all’apice di un sodalizio che dura in realtà fin dai primi esperimenti in campo teatrale di Pasolini. L’incontro tra i due avviene nel ‘56 e coincide per Pasolini con la ripresa dell’attività drammaturgica dopo i tentativi giovanili. Il legame con Laura Betti è più di una felice adattabilità ai ruoli spesso difficili che Pasolini le ritaglia; come lui la Betti si muove su percorsi originali, in contesti diversi e provocatori. Da Bologna, dove è nata, a Milano e a Roma, Laura Betti si esibisce come cantante jazz, per debuttare nel ‘55 nel teatro (ne I Saltimbanchi con Walter Chiari e nel Cid di Corneille con la compagnia di Enrico Maria Salerno). L’anno successivo entra nella compagnia Brignone–Santuccio, con cui prende parte a Il crogiuolo di Miller con la regia di Luchino Visconti.

Ma è cantare il modo d’espressione più originale per la Betti. La “giaguara”, che in quegli anni si impone sulla scena come “la cantante degli scrittori” (nello spettacolo Giro a vuoto, del 1960, la Betti interpreta canzoni con testi, tra gli altri, di Calvino, Bassani, Soldati, Flaiano, Moravia e dello stesso Pasolini) è per Pasolini la chiave per un approccio a un teatro in grado di tenere vivo un fermento che la produzione ufficiale non riesce neanche ad esprimere. La Betti è testimone e partecipe della metamorfosi del linguaggio pasoliniano dalla parola scritta alla 'parola orale'. Italie Magique, il dramma umoristico sulla crisi delle ideologie, verrà scritto per lei e molti sono i progetti, non realizzati, che testimoniano il sodalizio tra i due.

Al teatro seguirà, appunto, il cinema. Ne I racconti di Canterbury la Betti è la donna di Bath che sintetizza con la sua 'volgarità' tutto lo sparlare moraleggiante dei personaggi di Chaucer. Ne La ricotta interpreta uno dei due poli entro cui tutto il film si svolge, ma questa volta non è il personaggio proletario, ma l’altrettanto inconsapevole Diva del cinema. Ed è ancora la Betti la buffa Desdemona in Che cosa sono le nuvole?. Frequente è poi l’uso della sua voce, che già aveva attratto Pasolini ai tempi di Giro a vuoto. È suo il dopppiaggio della Signora Vaccari in Salò e di Madame Klotz in Porcile.

Questa fittissima collaborazione, che può risolversi anche in dei piccoli “cammei” (la turista in La terra vista dalla luna) dimostrano senz’altro un debito reciproco di lucidità e capacità d’espressione. Il sodalizio artistico tra Laura Betti e Pierpaolo Pasolini è il sodalizio di due anime in rivolta e la memoria che l’attrice ha continuato tenacemente a tener viva con numerose iniziative - dall'istituzione del Fondo Pasolini al suo film, La ragione di un sogno, presentato al Festival di Venezia 2001 - ci offre un altro spunto per ammirare un’artista che ha continuato a rappresentare quella amara consapevolezza della realtà che la morte di Pasolini ha lasciato troppo spesso in ombra।

Sergio Citti
Si è spento all’alba Sergio Citti. Il regista è spirato intorno alle 6 di mattina in un ospedale di Ostia dove era stato ricoverato venerdì scorso per un episodio di insufficienza respiratoria.

Stretto collaboratore di Pier Paolo Pasolini in quasi tutti i suoi film, Citti era nato il 30 maggio 1933 a Fiumicino (Roma). A metà degli anni ‘50, aveva esordito come consulente per il dialetto romanesco per il Pasolini scrittore, per i suoi romanzi d'esordio “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta”. Dal 1959, lavora per il cinema con Federico Fellini (collaborazione ai dialoghi di “Le notti di Cabiria”), Mauro Bolognini (“La notte brava” e “'La giornata balorda”), Franco Rossi (“Morte di un amico”) e Bernardo Bertolucci (“La commare secca”). Diviene appunto stretto collaboratore di Pier Paolo Pasolini. Dopo la collaborazione ai dialoghi per i film “Accattone” (1961) e “Mamma Roma” (1962) dei quali è protagonista il fratello Franco, Citti diviene aiuto regista nei lavori successivi del regista e pota friulano:

Nel 1970 Citti, con la supervisione di Pasolini, dirige “Ostia”, rivelando una spiccata personalità. Se ne ha conferma in “Storie scellerate” (1973). Dopo aver scritto e sceneggiato insieme a Pupi Avati "Salò o le 120 giornate di Sodoma"(1975) ultimo film diretto da Pasolini, collabora nuovamente come dialoghista per “Brutti, sporchi e cattivi”(1975-‘76) di Ettore Scola, tragicomico ritratto delle borgate romane.

Con “Casotto” (1977) torna alla regia e all’analisi del degrado sociale di Roma e del litorale laziale, i un film corale, con numerosi protagonisti maschili (Citti, Croccolo, Davoli, Placido, Proietti, Stoppa, Tognazzi) e femminili ( Carabella, Deneuve, Foster, Melato). Dopo l’uscita di “Due pezzi di pane” (1979), realizza due film per la Rai, “Il minestrone” (1979), con Benigni, Davoli e Gaber, di cui è protagonista il fratello Franco, e "Sogni e bisogni"(1985).

Dopo alcuni anni di assenza torna dietro la macchina da presa con “Mortacci” (1989), curiosa storia a episodi ambientata in un cimitero, ispiratagli da Pasolini anni prima, durante una chiacchierata in macchina, cui segue il film “I magi randagi” (1996), grazie al quale vince il “Nastro d'Argento 1997” per il miglior soggetto. Il film è derivato da “Porno-Teo-Kolossal”, un soggetto originale che Pasolini avrebbe voluto realizzare trent' anni prima.

Nel 1998 dirige, insieme al fratello Franco “Cartoni Animati”, ideale proseguimento di “Miracolo a Milano”(1950) di Vittorio De Sica, con protagonista Fiorello, dove i cartoni del titolo sono quelli che fanno da scudo protettivo a una comunità d'emarginati. Nel 2000, realizza “Vipera”, scritto con Vincenzo Cerami, ennesima storia di degrado sociale, con protagonisti gli strati più bassi della società. Dopo la partecipazione nel 2001 come attore al film denuncia sulla morte di Pasolini, “Pier Paolo Pasolini: La ragione di un sogno”, diretto da Laura Betti, torna alla regia nel 2005 con il film "Fratella e sorello".
















1 commento:

xiwanghabeck ha detto...

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